Il contributo della psicoanalisi al disagio psicologico
Introduzione
Per Psicoanalisi si intende un procedimento, un metodo terapeutico per l’indagine di processi psichici profondi e inconsci, a cui altrimenti sarebbe pressoché impossibile accedere. La psicoanalisi, dal suo esordio e per sua natura, è stata oggetto di una ricerca continua che ne ha ampliato i confini sia come metodo di cura sia come forma di conoscenza. Proprio perchè l’esplorazione determina una serie di conoscenze psicologiche che gradualmente si assommano e convergono in una disciplina scientifica. La psicoanalisi viene oggi riconosciuta come una valida teoria anche da altre discipline, sia scientifiche che umanistiche. E le sfide della modernità sono affrontate dalla psicoanalisi insieme alle scienze che si occupano dello studio della mente, e in sinergia con le discipline psichiatriche, neurologiche e neuropsicologiche. La psicoanalisi è una scienza a statuto speciale, o scienza debole, ma le neuroscienze confermano la validità della psicoanalisi; infatti gli studi attuali delle neuroscienze degli ultimi 10anni avvalorano le tesi di sistemi di processazione dell’inconscio e dell’esistenza di un inconscio emotivo, un’pò lontano a dire il vero dall’inconscio dinamico freudiano, che però confermano una vita emotiva separata dalla coscienza (Gallese, Mancia), e che le tecniche di visualizzazione celebrale (RMN) neuroimaging e la stimolazione magnetica transcranica (TMS) permettono di osservare.
La psicoanalisi con la sua straordinaria evoluzione teorico-clinica ha contribuito a descrivere, trattare e guarire aree sempre più specifiche del disagio mentale, dalle nevrosi alle forme più gravi. Infatti la psicoanalisi è applicata con successo, oltre l’iniziale campo delle psiconevrosi (nevrosi isterica, nevrosi fobica-ossessiva), a diverse forme psicopatologiche. La psicoanalisi nata come cura dell’adulto, è stata estesa, anche ai bambini, agli adolescenti e ai gruppi, e come psicoterapia psicoanalitica può essere applicata alla coppia.
E a dispetto di una storia infinita di litigi, scissioni, scontri, diffidenze, sospetti, accuse che da sempre la attraversano e la indeboliscono, di fronte al mondo, da il suo contributo alla cura dell’uomo e all’interpretazione della realtà. E’ vero le scissioni, io qui rappresento la psicoanalisi relazione interpersonale che ritengo abbia portato all’interno della psicoanalisi una ventata di modernità di grande valore teorico.
Oggi questa appendice considera la relazione paziente–analista determinante. Con questa prospettiva la psicologia passa da monopersonale a bipersonale e l’analista non è neutrale, come si pensava prima, dove il suo compito era solo quello di interpretare e scoprire la verità su il paziente. Oggi sosteniamo che la mente del paziente viene ad organizzarsi dalle mutevoli interazioni con l’analista e che il successo analitico si determina dalla tensione attiva della relazione; essa produce qualcosa di nuovo una co-costruzione a due mani, permette la formazione della personalità e lo sviluppo del pensiero.
Questa impostazione teorica si combina con una concezione della psicopatologia basata sul fallimento ambientale. Al centro vengono poste condizioni disadattive acquisite nella prima infanzia dovute a fallimenti delle cure materne, ad ambienti deprivati e traumatizzanti. Questo non vuol dire escludere l’ereditarietà come causa del disturbo, è difficile categorizzare ogni storia è personale ed abbiamo a che fare con un uomo o donna in carne ed ossaa. Alla concezione di una psicopatologia basata sui diversi tipi di fallimento ambientale e sociale fa da parallelo una concezione del trattamento come mezzo per correggere riparare gli effetti di tali fallimenti, la relazione che fa ammalare e la relazione che cura.
L’esperienza dell’analisi, ad ore e giorni convenuti (il setting), si basa su una ricerca metodica e impegnativa del contatto con sé stessi, con il proprio inconscio. Il lavoro clinico psicoanalitico rivolge una particolare attenzione alla interazione terapeuta–paziente (processi di transfert), alle personificazioni genitoriali profonde, agli aspetti emozionali e pulsionali, alla dimensione creativa–immaginativa della mente, al Sé, al lavoro sui meccanismi di difesa, il conflitto, i sogni e i simboli. E ormai sappiamo bene che il recupero di una valida soggettività individuale, in molti casi di nevrosi, patologie narcisistiche, sindromi borderline, psicosi è reso possibile da una relazione complessa e continuativa tra due persone, da un “lavorare insieme” su angosce, bisogni, dolori, desideri non riconosciuti.
Parlare di psicoanalisi è parlare di un “fattore umano“, e si perché dal momento che Freud scopre l’inconscio 1900, e cioè che esiste un mondo interno a noi con le sue regole, e che le relazioni sono mosse anche da un mondo inconscio, parlare dell’uomo è anche parlare del suo inconscio. La psicologia del senso comune. Come sostiene Freud (1916) l’uomo “non è padrone a casa propria” e questo ebbe un impatto paragonabile ala rivoluzione copernicana e darwiniana. Esistono delle tracce mnestiche dei ricordi belli della nostra vita che ci aiutano a non avere paura o ad averne meno, e delle circostanze dolorose, cattive, indegne, sgradevoli contrarie all’etica che ci fanno così paura che le dimentichiamo, le trasformiamo e nascondiamo appunto nell’inconscio, nel non conosciuto, perchè non le si vuole ricordare. La psicoanalisi nasce da quelle che si possono chiamare le crepe della attività psichica cosciente, per quello che mostra di sottostante, usando una metafora spaziale. La psicoanalisi ha come specificità il continuo riferimento all’opera del suo fondatore Sigmund Freud, e come sostiene Lacan, il suo riferimento è imprescindibile, sia per coloro che producono un avanzamento ripartendo da continue riflessioni della stessa, sia per coloro che invece riconoscono l’opera del suo fondatore come non superabile oppure addirittura criticabile e da gettare. Parlerò anch’io di Freud: la terapia psicoanalitica come la intendeva Freud si basa sulla scoperta delle tendenze inconsce che conducono alla formazione dei sintomi o di proprietà caratteriali nevrotiche. I sintomi nevrotici rappresentano l’espressione simbolica compensatoria di un conflitto psichico che ha le sue radici nella storia sessuale infantile e nel complesso di Edipo e costituisco un compromesso tra desiderio e difesa, tra le tendenze inconsce rimosse e quelle che spingono verso la coscienza.
Oggi diremo che lo stato interiore di disagio si determina a causa di un conflitto, esso nasce in maniera inconsapevole per l’attaccamento a modalità affettivo comportamentali proprie di quello stadio di sviluppo interessato (legami ad immagini genitoriali, persistenza di esigenze infantili non superate, ecc.), da una relazione complessa e inefficace vissuta dal soggetto, o sintetizza uno stato di angoscia, tutto questo entra in contrasto con le necessità ed i limiti della realtà interna ed esterna delle epoche successive. Da questo ancoraggio, il cui significato ed importanza vengono rimossi, la psiche sviluppa mediante meccanismi di difesa contro l’angoscia, i sintomi, formazioni di compromesso. Per es., l’ansia legata ad un luogo ad uno spazio, l’aereo, l’ascensore, la folla, l’autostrada, ecc.. la situazione stressante permette l’evidenza di un disagio la cui radice alberga da altra parte. Pensiamo alla conversione corporea, dove il conflitto non può essere pensato, allora il corpo veicola, diviene l’espressione del disagio, la colite, gastrite ecc.. il sintomo psichico è come l’innalzamento della temperatura corporea, la febbre, ci fa capire che qualcosa non va, il problema è capire cosa non va e dove sta? In ogni caso un fattore comune del soggetto disturbato è l’inacessibilità alla coscienza del significato degli stimoli ansiosi e\o depressivi, e di conseguenza l’incapacità di dirigere in maniera costruttiva e adeguata le proprie reazioni. Lo studio dei disturbi, attraverso la psicoanalisi o le psicoterapie dinamiche, può chiarire i motivi che stanno alla base dei disturbi.
Originariamente, Freud pone la sua attenzione sull’angoscia motivata da una violenza esterna, il trauma o l’abuso subito, la quale può portare a una vera rimozione, diremo noi scissione adesso, è in genere accompagnata dalla angoscia di perdere l’amore di coloro che ammiriamo, che consideriamo importanti e di cui siamo dipendenti, questo è il periodo degli studi sull’isteria. Successivamente Freud abbandonò, non sto qui a spiegarvi le complesse ragioni, il piano del reale per spostarsi sul piano delle fantasie e dell’inconscio, eliminando di fatto così il reale come fonte psicopatologica.
Come abbiamo visto gli analisti non si sono fermati a Freud ma continuano a rielaborare la teoria. Secondo Kohut il disturbo viene a determinarsi nelle relazioni primarie, gli affetti di amore e di odio nei confronti degli oggetti primari, non sono il risultato di energie pulsionali, ma vengono ad organizzarsi nello sviluppo della prima infanzia dalle capacità di rispecchiamento dei genitori nei confronti dei bisogni affettivi del bambino. Questo punto di osservazione aprì la strada alla psicoanalisi relazionale e interpersonale che io qui rappresento. Essa esplora non solo la dimensione inconscia, suo specifico storico e sostanziale, ma anche il rapporto della coscienza e della realtà con l’inconscio, e osserva gli individui nelle relazioni, nella coppia, nel gruppo, nella comunità, un moderno modo di intendere la psicoanalisi.